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Biennale d’Arte. ALL THE WORD’S FUTURES.

Cura

“…prendi la tua medicina! …prendi la tua medicina!” Recita così una battuta in una puntata di un famoso cartone animato di produzione russa che da qualche periodo gira spesso per la Tv di casa essendo abitata da dei nani di 2 e 4 anni. Mi fa sorridere perché, a parte il tono impositivo che potrebbe ricordare con accezione negativa le educazioni più rigide di un tempo (la medicina quasi sempre era amara) , il messaggio potrebbe anche avere solo il significato salvifico che spinge in prima battuta a capire quale sia la propria medicina da prendere, e nel caso questo fosse chiaro, di non dimenticarne l’importanza dell’assunzione in quanto ne va della nostra salute.

Bhè, certo, una medicina serve ovviamente per guarire da qualcosa, nel mio caso, la medicina assunta ieri visionando la Biennale d’Arte Contemporanea 2015 è una dose che assumo per ricostituire un po’ di ordine e di freschezza dentro al mio cervello, quasi un antidoto al metodo, alla serialità dei gesti e dei movimenti, dei pensieri e delle discussioni su temi di lavoro che paiono troppo spesso girare attorno ad un obbiettivo cercandolo e poi accorgersi tardi che forse neanche esiste.

Il programma di cura prevede che il mio cervello isoli e metta da parte tutto il barocco burocratico che tenta di deformarlo, che lo stesso cerchi di mettere in primo piano, dietro ai miei occhi, pronta per l’impressione, una pellicola vergine e che la stessa non sia preventivamente influenzata da qualsiasi agente esterno, pregiudizi e pensieri a priori compresi.

Certo di un’artista e/o di una opera d’arte per apprezzarne o leggerne appieno il messaggio che viene espresso bisognerebbe conoscerne il percorso storico, la provenienza, il lavoro svolto , ma nel mio caso, non avendo un bagaglio culturale così ampio si tratta piuttosto di aprirsi all’esperienza di un metrocubo di ossigeno puro ad ogni respiro! Wow, che trip!!! Questo rimedio, che cerco assumere con una certa regolarità mi conforta nella continua moltitudine di punti di osservazione che svela , nel comunicarmi emozioni, spunti e magnificenza di fronte ai vari distillati di concetto in 3D .

Nessuna verità assoluta svelata, nessun insegnamento, nessun dogma, solo e solamente libertà di pensiero ed espressione a 360°, una cosa talmente grande da immaginarsi che pare quasi non possa esistere e che spesso invece si traduce in gesti puri, semplici, anche irriverenti, perché no!… come a schernire l’osservatore ricordandogli che spesso non riesce a vedere più in là del proprio naso.

La cura si chiude con un rientro quasi sempre silenzioso ritrovando ancora freschi nella mente gli stimoli più forti quelli apparentemente banali, quelli ai quali difficilmente si riesce a dare significato subito, quelli che ti tormentano, quelli che ti suonano la sveglia, quelli che con certezza gioveranno ai fatti e al tempo che verrà.

 

biennale 02

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