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I nostri cari… architetti

Appena passato il 2 novembre che necessariamente ci porta a ricordare i nostri cari.

Ricordiamo quindi con affetto in ordine sparso: Zaha Hadid, Adolf Loos, Alvar Aalto, Leon Battista Alberti, Gino Valle, Enric Miralles, Marcel Breuer, Luis Barragan, Luigi Moretti, Aldo Rossi, Rudolph Shindler, Andrea Palladio, Richard Neutra, Louis Kahn.

Alla fine lo studio e l’amore per l’architettura spinge noi come tutti i colleghi ad avvicinarsi in modo quotidiano e costante al lavoro di alcuni maestri dell’architettura  che ci hanno preceduto. Ad osservarlo, studiarlo, apprezzarlo, criticarlo, alle volte ad imitarlo in modo più o meno lessicale. E così questi architetti diventano dei compagni di viaggio, dei lontani parenti a cui ci si affeziona.

Allo stesso modo in cui ci si rapporta con i propri parenti effettivi, si ha per questi a volte ammirazione e stima, a volte si punta ad essere come loro a volte, cosa più frequente, ad affrancarsi, a cercare di essere migliori o quantomeno differenti per poter dimostrare che si sa camminare con le proprie gambe.

Ma il sangue non è acqua si direbbe e in fondo ciascuno di noi si porta dietro un bagaglio di cultura, esperienze e personalità che eredita dalla propria famiglia inevitabilmente.

Ed è così anche per “i nostri cari architetti”, tanto visti e studiati e da cui tutto sommato è impossibile separarsi perché hanno lasciato una traccia profonda ed indelebile. Si sono sedimentati in noi e così ogni nuovo progetto in fondo si porta dietro parte di loro, parte di quella cultura che tutto sommato è il fondamento del nostro mestiere che da 5.000 anni si rinnova ogni giorno facendosi ogni giorno forza su quanto fatto prima e sulle esperienze di chi ci ha preceduto.

Nessuno può scegliersi i propri parenti noi abbiamo avuto la fortuna negli anni di poter scegliere “i nostri cari architetti” che per sempre ringrazieremo.


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