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CasaClima a Udine – una prima introduzione

… Dunque dicevamo nel precedente articolo come l’occasione di realizzare due nuove case (le trovate pubblicate qui CASA EP e qui CASA LE ) ci abbia permesso di addentrarci nei meandri e nelle logiche da seguire nell’applicazione del protocollo CasaClima.

Il Comune di Udine infatti dal 1° giugno 2009 ha stabilito mediante l’adozione delle modifiche al Regolamento Edilizio, che i nuovi interventi edilizi si debbano adeguare allo standard di certificazione energetica CasaClima. In particolare le nuove costruzioni della città friulana dovranno ricadere almeno nella classe B.

Cerchiamo di capire meglio

E così abbiamo approfittato della pazienza dell’ing. Elisa Cum (esperta Casa Clima di cui troverete in fondo all’articolo il profilo ed i contatti) per farle qualche domanda utile a capire meglio la questione


MZ: Elisa puoi riassumerci brevemente cosa sia CasaClima, come è nato e come si è sviluppato?

 

CasaClima è un sistema di certificazione dell’efficienza energetica di un edificio. E’ stato creato nel 2002 da Norbert Lantschner, all’epoca direttore dell’Ufficio Aria e Rumore della Provincia di Bolzano.

Il sistema nacque come applicazione della neo-rilasciata Direttiva comunitaria 2002/91/CE, con cui l’Unione Europea recepiva formalmente l’impegno a ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera, assunto con il protocollo di Kyoto.

Già questa direttiva sottolineava come l’inquinamento prodotto dal riscaldamento e raffrescamento degli edifici rappresenti il 40% di quanto emesso in atmosfera e chiedeva quindi un sistema di interventi sul sistema edilizio tali da ridurre sensibilmente il suo impatto inquinante.

Nacque così un sistema di certificazione che poneva al centro la qualità costruttiva dell’involucro edilizio: è infatti inutile cercare di migliorare la qualità e il basso impatto ambientale del nostro sistema di riscaldamento, se la nostra casa lascia scappare fuori buona parte del calore prodotto. Potremmo dire che è come cercare di riempire un secchio bucato! Quindi Lantschner si concentrò principalmente su quello che rende davvero efficiente l’involucro edilizio: limitare il più possibile le dispersioni di calore attraverso un elevato grado di isolamento termico, serramenti ad alte prestazioni e elevata tenuta all’aria per impedire non solo dispersioni di calore ma anche danni alle strutture. Ci tengo a sottolineare che questo non comporta solo risparmio energetico e monetario, ma garantisce anche temperature uniformi in casa, assenza di muffe e spifferi, quindi maggiore comfort abitativo, che è d’altra parte uno degli obiettivi dichiarati di CasaClima.

I principi di CasaClima vennero dunque inglobati nel regolamento comunale di Bolzano e due anni dopo estesi a tutta la Provincia autonoma.

In seguito altre realtà hanno deciso di adottare il protocollo: ad esempio l’AFE (Agenzia Fiorentina per l’Energia) e l’APE (Agenzia per l’Energia del Friuli-Venezia Giulia) sono enti che hanno ricevuto il mandato da parte dell’Agenzia CasaClima di gestire autonomamente i processi di certificazione degli edifici costruiti nei rispettivi territori. Nel resto del territorio nazionale, invece, è l’Agenzia di Bolzano che effettua i controlli tramite i suoi auditori; ci sono inoltre diversi “Network” locali, attivati su libera iniziativa di professionisti del settore, che si impegnano a diffondere i principi legati al sistema CasaClima.

 

MZ: quindi CasaClima certifica solo l’involucro?

 

Fino al luglio scorso era così; poi, con l’avvento dell’obbligo di certificazione energetica a livello nazionale, che chiede di quantificare le emissioni tenendo conto anche del contributo dei sistemi impiantistici, si è deciso di tenere conto di questo aspetto anche nella certificazione CasaClima. Va ricordato infatti che se da noi CasaClima è un sistema di certificazione volontario e quindi aggiuntivo rispetto all’Attestato di Prestazione Energetica obbligatorio per legge, in altri contesti (ad esempio la Provincia Autonoma di Bolzano) i due certificati coincidono. Inoltre questo nuovo sistema permette di dare una certa uniformità di lettura rispetto ad altri certificati, anche se bisogna sottolineare che ogni sistema di certificazione prevede diversi parametri di calcolo. Per questo nessun sistema in sé potrà mai “dire la verità” su un edificio, ma possiamo ricavare un’idea generale sulle prestazioni dell’edificio e confrontare i dati in termini di ordini di grandezza.

Attualmente nel certificato CasaClima si trovano due colonne: in una compare l’efficienza dell’involucro, quella che è sempre stata certificata con CasaClima, e nell’altra l’efficienza complessiva. La classe CasaClima corrisponde al valore meno performante tra i due.

 

MZ: ma allora cos’è che differenzia questo certificato dagli altri e in particolare dall’APE nazionale?

 

Una prima differenza sta proprio nel criterio con cui viene attribuita la classe, che consente di mantenere sempre bene in evidenza il ruolo primario dell’involucro come “secchio che non si deve bucare”. Nella certificazione nazionale questo aspetto non è ben evidente: lo scopo infatti non è quello di garantire qualità costruttiva, ma solo di certificare la quantità di CO2 emessa in atmosfera. Questo conduce a una sopravvalutazione delle fonti energetiche rinnovabili (il cui uso ovviamente abbatte le emissioni) e al paradosso per cui un pessimo involucro alimentato prevalentemente da fonti rinnovabili può tranquillamente trovarsi in classe A.

La seconda differenza, secondo me la più importante, è il fatto che CasaClima è attualmente l’unico sistema di certificazione che esegue controlli sul progetto, a monte della costruzione, e sul campo durante le fasi di cantiere.

La prima fase di controlli, quella sul progetto, garantisce che ogni dettaglio sia studiato e approfondito con cura. In Italia non abbiamo la cultura di pensare ai problemi prima che sia troppo tardi per risolverli e la prassi abituale è quella di pensare ai dettagli in cantiere, ma questo comporta sprechi ingenti di tempo e denaro. Lo studio del dettaglio a livello di progetto consente di fare le cose al meglio e praticamente senza errori.

La seconda fase di controlli garantisce che venga effettivamente realizzato in cantiere quanto previsto su carta: sappiamo infatti che possono insorgere imprevisti di qualunque tipo durante la costruzione, che spesso obbligano a ripensare le soluzioni costruttive. In questo senso il ruolo dell’ente certificatore, nel nostro caso APE, è fondamentale, perché i suoi tecnici sono sempre a disposizione per aiutare a risolvere imprevisti operativi salvaguardando la qualità energetica. Una cosa che, mi dispiace dirlo, molti non comprendono, è che il ruolo di questi enti è supportare e non punire e quindi spesso vengono interpellati a cose fatte, spesso compromettendo la buona riuscita delle lavorazioni.

Questo sistema di controlli è nato a salvaguardia della qualità costruttiva e quindi dell’interesse del cliente e costituisce a mio parere quello che rende CasaClima un sistema di certificazione per molti versi migliore di altri.

 

MZ: Quali sono le Classi Energetiche Casa Clima ed in cosa si differenziano?

 

Il sistema di classificazione CasaClima è basato sulle dispersioni dell’involucro, misurate in KWh/m2a (significa: quanta energia disperde 1 m2 del nostro edificio in un anno). La classe più bassa, quella meno performante, è la classe B, con dispersioni che vanno dai 50 ai 30 KWh/m2a. Subito sopra troviamo la classe A, da 30 a 10 KWh/m2a, e la classe più performante, la Gold, con dispersioni inferiori ai 10 KWh/m2a.

[Attenzione: questi numeri si riferiscono a quanto disperde l’involucro dell’edificio, non a quanto consuma l’edificio né a quanto troverò indicato in bolletta. E’ un numero che mi dice quanta energia termica lasciano uscire le strutture dell’involucro, calcolato in base alle caratteristiche di queste strutture e nell’ipotesi di un utilizzo “standard”. La questione dell’utente è fondamentale, perché il comportamento dell’utente può influire fino al 50% in più o in meno sul dato calcolato e questo incide pesantemente sui consumi finali. Inoltre i consumi dipendono anche dal sistema impiantistico: ogni impianto infatti non emette tutto il calore che viene fornito dal generatore, ma disperde naturalmente un po’ di calore lungo la strada che porta dal generatore ai terminali a causa di curve, salti di quota ecc. Quindi la quota di materia prima (gasolio, elettricità, metano) che devo fornire al generatore di calore è sempre maggiore del fabbisogno puro. E’ importare tenere a mente questi aspetti per non confondere fabbisogni e consumi e avere brutte sorprese in bolletta!]

La differenza tra le classi sta principalmente nelle dispersioni come indicate; in questo computo ha un peso anche la tenuta all’aria dell’involucro, quantificata dal test Blower Door.

[Si tratta di una prova nella quale si valuta il tasso di ricambi d’aria tra interno ed esterno: maggiore è il numero di ricambi d’aria, minore è la tenuta dell’edificio, cioè ci sono maggiori probabilità di avere spifferi e punti deboli nell’involucro – NOTA: in un post successivo ci rivolgeremo ad un tecnico specializzato in Blower Door Test e termografie per avere informazioni più dettagliate su questi fondamentali argomenti].

Per una classe B il limite richiesto è un ricambio di 1,5 volumi/ora, per la classe A è 1, mentre per la classe Gold è 0,6. Questo perché, man mano che l’involucro diventa più performante, l’influenza dei passaggi d’aria sulle dispersioni totali cresce esponenzialmente e quindi c’è bisogno di maggiore ermeticità. Questo vale anche per le dispersioni attraverso la ventilazione praticata con l’apertura delle finestre. Questa operazione serve a garantire la necessaria aria fresca in casa, ma raffredda la pareti. Per involucri molto performanti la sua influenza aumenta e quindi spesso si consiglia l’applicazione di un sistema di ventilazione meccanica controllata che consente di ricambiare l’aria senza dover aprire le finestre e senza raffreddare i muri. Per questo motivo si è diffusa l’idea, non sbagliata ma approssimativa, che “per arrivare in classe A bisogna mettere la VMC”.

Aggiungo una nota: molti tendono a chiamare “Passiva” una CasaClima di classe Gold, ma anche se ci sono diversi punti in comune con la certificazione PassivHaus, si tratta di due cose diverse. CasaClima ha scelto di non applicare troppi vincoli sulle caratteristiche dell’involucro, restringendo il limite delle dispersioni a 10 KWh/m2a, invece dei 15 richiesti da PassivHaus che però è molto più esigente su tutta una serie di altri parametri progettuali e costruttivi. Perciò sarebbe meglio non confondere le due cose, per non creare confusione e false aspettative nell’acquirente.

Per quanto riguarda, invece, la classificazione dell’involucro introdotta di recente da CasaClima, essa viene espressa in kg di CO2 emessi sulla base delle dispersioni dell’involucro e dell’efficienza dei sistemi impiantistici, nonché della presenza di fonti energetiche rinnovabili o meno.

 

MZ: Hai particolari consigli nel merito del rapporto costo-beneficio nella scelta del posizionamento?

 

Chi ha la fortuna di poter decidere a priori la forma e l’orientamento dell’edificio non deve sottovalutare questa opportunità, perché questi aspetti influiscono sul rendimento finale dell’edificio. Una forma compatta, con poche riseghe, fa sì che l’edificio disperda poco e abbia meno ponti termici; l’esposizione a Sud, se ben studiata, consente di massimizzare i guadagni solari gratuiti. Fondamentale nel nostro clima è poi lo studio degli ombreggiamenti sia fissi che mobili per evitare il surriscaldamento estivo.

Dal punto di vista della valutazione costi-benefici, questo è uno step che arriva successivamente in quanto la scelta del sistema costruttivo dipende molto sia dagli aspetti appena indicati, sia dall’uso che ne faranno gli inquilini (diverso è stare fuori casa 8 ore al giorno o lavorare da casa e occuparla continuativamente), sia dalla loro disponibilità a modificare abitudini consolidate in una casa tradizionale. Si tratta di piccoli accorgimenti, ad esempio quando si arieggia bisognerebbe spalancare tutto per non più di 5 minuti ma molto spesso, oppure fare attenzione all’apertura e chiusura degli ombreggiamenti, e questo non tutti possono o vogliono abituarsi a farlo. Da questo dipendono scelte progettuali come ad esempio l’installazione o meno di un impianto di VMC, o la scelta di orientarsi su classi più o meno performanti risparmiando così sui costi impiantistici. Può infatti succedere che una CasaClima Gold, grazie all’assenza di impianti tradizionali di riscaldamento, costi meno di una A, ma questo va studiato e bilanciato in base alle abitudini degli occupanti. In questo senso è vitale il contributo di un bravo progettista, che sia in grado di seguire i clienti per capire le loro esigenze e orientarli sulla scelta più consona al loro caso. Altrimenti il risultato è quello di ritrovarsi con un “giocattolo” estremamente performante, che magari non è adatto alle nostre esigenze, e diventa nel tempo paradossalmente costoso. Come affidare una Ferrari a un neopatentato, insomma!

 


 

Quindi…

Tornando al caso particolare di Udine, in una prima fase l’adesione al sistema veniva incentivata mediante la copertura delle spese di certificazione da parte del Comune e da una riduzione del costo di costruzione. Quando iniziamo i nostri progetti il discorso è già cambiato e l’unico incentivo resta il non pagamento delle spese di certificazione ma unicamente se l’edificio raggiunge la Classe A.

Il Comune di Udine sul suo sito mette a disposizione la seguente documentazione:

REGOLAMENTO ENERGETICO COMUNE DI UDINE

CASA CLIMA – ruoli e procedure di certificazione 

Sorvolando per ora sulle specifiche indicazioni tecniche che vengono fornite all’interno di questi due documenti per noi è stato fondamentale comprendere fin da subito l’iter corretto e gli attori che sarebbero stati coinvolti nel processo che avremmo dovuto affrontare.

Nella sostanza il Comune di Udine si appoggia ad APE (Agenzia per l’Energia FVG) per il follow-up del tutto.

E, come avete già compreso dalle parole dell’ing. Cum, ci saremmo quindi dovuti confrontare con l’Agenzia in 3 differenti fasi:

FASE PROGETTUALE di avvio del processo di certificazione.

FASE DI VERIFICA consistente in un numero di minimo due sopralluoghi in cantiere. Per tutte le lavorazioni che non possono essere viste dal vivo in cantiere l’Agenzia richiede di essere aggiornata in maniera dettagliata e costante mediante l’invio di disegni di dettaglio, schede materiali e documentazione fotografica (diciamo fin da subito che è indispensabile non sottovalutare il costante invio della documentazione in modo da prevenire qualunque tipo di discussione… meglio 10 foto in più. Sarà bene inoltre rinominare tutte le immagini fornendo una chiara descrizione di quello che rappresentano ed allegare una breve relazione che dettagli il tutto. Ideale l’invio mensile di questa documentazione ma in ogni caso dovrà seguire le principali fasi dei lavori).

FASE DI CERTIFICAZIONE il momento conclusivo di verifica prestazionale.

Per tutto questo l’APE nomina due auditori (l’ing.Elisa Cum ad esempio lo è stata  per CASA EP e il geom. Paolo Paviotti per CASA LE) con in quali ci siamo dovuti interfacciare. Per farlo ci siamo fatti aiutare da due ottimi progettisti abilitati Casa Clima che sono stati rispettivamente il geom. Paolo Gon e l’ing. Andrea Macola.

Nei prossimi articoli entreremo più nel dettaglio cominciando ad analizzare la fase progettuale in cui abbiamo dovuto coniugare le nostre scelte architettoniche con quelle bioclimatiche ed energetiche in questo processo di costante verifica e controllo.

 


LE DOMANDE CHE DOVETE QUINDI FARVI IN IN QUESTA FASE


 

Hai verificato se nel Comune dove dovrai realizzare l’abitazione ci sono particolari disposizioni od obblighi relativi alla Certificazione Casa Clima? Piuttosto  che dei sistemi di incentivazione o premianti? (lo puoi scoprire sul sito web del Comune piuttosto che direttamente all’Ufficio Tecnico)

Se devi o piuttosto hai scelto di realizzare un edificio Casa Clima hai un’idea rispetto a che classe di efficienza energetica vuoi ottenere?

Vuoi seguire un percorso ancora più virtuoso puntando ad una filiera naturale e quindi seguire il percorso Casa Clima Nature?

Che percentuale del budget di realizzazione della tua abitazione vuoi destinare all’efficienza energetica?

 


 

Elisa Cum si è laureata a Udine in Ingegneria Civile nel 2009. Nel biennio 2010-2012 ha seguito il Master CasaClima a Bolzano per specializzarsi sull’efficienza energetica degli edifici e la progettazione di edifici di legno. Dopo alcune esperienze di collaborazione con l’Università di Bolzano e professionisti in Alto Adige, è tornata in Friuli dove dal 2012 al 2014 ha fatto parte dello staff tecnico di APE, occupandosi dei controlli legati alle certificazioni CasaClima in Friuli-Venezia Giulia e tenendo convegni e lezioni per i cittadini sui temi dell’efficienza energetica degli edifici. Attualmente è libero professionista, consulente e auditore CasaClima.

 

Elisa Cum

via Benedetto Croce, 9 – 33100 Udine

tel. 3286665058

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skype: elisa_cum

 


 

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